La pittura murale è una delle prime espressioni artistiche dell’uomo: era facile da effettuare con materiali naturali che si trovavano facilmente.
I colori erano essenzialmente due: il rosso e nero, ottenuti da minerali naturali o anche da fuliggine. Talvolta la figura dipinta era contornata da un’incisione.
Le pitture erano realizzate con il dito, con bastoncini o spruzzando il colore con la bocca.
Per tutto il paleolitico non esisteva per la pittura murale uno strato preparatorio.
La pittura veniva effettuata direttamente sulla roccia che a volte veniva lisciata e unta con grasso di animale che serviva da collante per le terre colorate, i pigmenti.
Possiamo ipotizzare che anche le palafitte avessero sulle pareti di legno, canne e paglia, ricoperte da intonaco ottenuto da argilla ed acqua.
L’ affresco è la tecnica pittorica di maggior rilevanza nell’ambito della pittura murale in genere e tra le tecniche pittoriche esistenti è considerata la più duratura.
Le sue origini sono antichissime: la pittura a fresco fu largamente impiegata nell’arte greca, in quella etrusca e presso i romani, ma fu nel basso Medioevo, dopo il XIII secolo, che questa la tecnica si diffuse nelle regioni meridionali dell’Europa (in particolare in Italia e nei territori bizantini).
In questo periodo si perfeziona anche il metodo dell’affrescare che venne trasmesso di bottega in bottega. Si può parlare di dipinti a ‘vero fresco’ con Cimabue e con Giotto.