La doratura: brevi cenni

Soffitto ligneo barocco policromo e dorato, Santuario della Madonna delle Grazie, Cordovado (PN)

Quando si parla di restauro ligneo, non si può evitare di delineare, almeno fugacemente, le importanti tecniche di doratura che per secoli impreziosirono le superfici di sculture lignee e pitture su tavola. La doratura veniva stesa su un  fondo di gesso da doratore addizionato a colla animale, ben levigato, ed era eseguita principalmente con due modalità operative che utilizzano della lamina sottile d’oro, lavorata e battuta a martello:

–          ‘a bolo, per coprire superfici ampie, la ‘foglia d’oro’ che veniva incollata per mezzo di colla animale o chiara d’uovo su una preparazione di bolo, un’argilla colloidale ed elastica ricca di Alluminio, stesa precedentemente sul gesso di preparazione. Successivamente la foglia d’oro veniva brunita, lucidata con pietra d’agata o con dente animale, e molte volte decorata a stampigliatura con dei  punzoni.

–          ‘a missione, impiegata per rivestire piccoli particolari decorativi, utilizzava un mordente a base di olio di lino addizionato a resina e pigmenti colorati che veniva steso sulle porzioni da dorare e, quando l’adesivo comincia a far presa e a tirare si applicava la foglia d’oro, adagiandola delicatamente. L’oro in eccesso veniva rimosso delicatamente con l’aiuto di una pennellessa morbida.

Altro tipo di tecnica, meno frequente, utilizzava invece la polvere d’oro dispersa in tempera acquosa e applicata a pennello per decorare raffinati manufatti di ogni tipo o descrivere dettagli miniati, prendeva il nome di doratura ‘a conchiglia’.

Soffitto ligneo barocco policromo e dorato, Santuario della Madonna delle Grazie, Cordovado (PN)